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la ricostruzione



Fuori dalla Portella il paese si estese verso nord. Il Borgo cominciò a popolarsi di palazzotti ottocenteschi dalle volte a crociera, costruiti con la tecnica a sacco "a nguscèture" in uso fino al 1930. Si sviluppò un'ampia e diritta rete stradale delimitata da stabili costruiti di soli mattoni pieni, cellule in contrastate del nostro tessuto urbano. Il novecento lasciò la sua impronta sull'imponente palazzo Pepe, primo esempio di complesso condominiale, e nei due edifici scolastici, ultimi isolati di Corso Garibaldi. Ma la corsa titanica del nostro secolo verso il cielo da noi è stata arrestata dal Piano Particolareggiato del centro storico del 1974 e, definitivamente, dalla legge antisismica del marzo 1981. L'esodo della maggior parte dei serrani verso le anonime case popolari e verso i lussuosi palazzi in cemento armato ha svuotato il centro storico con buona parte delle traverse di corso Garihaldi La frenesia del nuovo, del lucido, del liscio. ha contagiato tutti, specie coloro che soffrivano la fame nei fatiscenti bassi dove il mattone, la calce, il legno, il ferro, rappresentanti del passato, vengono rifiutali a vantaggio dei nuovi materiali, simboli del benessere liberatorio. Oltre agli atti di vandalismo perpretrati ai danni delle massicce panchine di pietra, alla scomparsa delle fontane comunali, sono stati barattati interi portali di pietra completi di porte in legno massello con ingressi di alluminio anodizzato (...ène chègnète l'occhje pà còde...). Ha coronato il cattivo gusto, nel centro storico l'installazione di ibridi lampioni moderni e in corso Garibaldi l'abbattimento dell'illuminazione, riprislinata poi, dall'Amministrazione Mascolo. In pochi anni Serracapriola ha fatto da vetrina a ben cinque modelli di lampioni stradali, fari esclusi. E un bel primato che fa onore alla dissipazione.

  Politecnico di bari - C.d.L. in Ingegeria Edile - corso di Rilevamento fotogrammetrico dell'architettura              realizzato a cura di Nicola Flora  

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